Corpo e spiritualità | Consapevolezza evolutiva

Corpo e spiritualità 

 

Corpo e spiritualità, in un percorso evolutivo, corrono il rischio di prendere strade differenti quando, per dare priorità alla propria crescita spirituale, si tralascia l’importanza del corpo.

Quando si fa un percorso di crescita personale, è opportuno tenere presente che qualsiasi consapevolezza si raggiunga ha necessità di essere integrata nel corpo: il corpo è espressione dell’essere.

Nella vita di chiunque possono capitare degli episodi faticosi e intensi e se il corpo riceve le informazioni in modo chiaro, rilascia con facilità la carica emotiva generata da tali episodi. Senza integrazione, in presenza di episodi intensi si entra in fase di stress, con la conseguente pesantezza, perché il corpo non ha ricevuto le informazioni necessarie per rilasciare la tensione accumulata.

Dunque, quand’anche si fosse saliti in qualche misura ad alte vette di consapevolezza, questa risulta illusoria quando si è tralasciata l’importanza di considerare il corpo parte integrante del percorso evolutivo.

Linearità evolutiva

 

In un percorso lineare, siamo abituati a ragionare e a muoverci seguendo una consequenzialità: da una cosa si va a un’altra e via dicendo.. E la spinta evolutiva, che porta al desiderio di riconoscersi, può generare l’idea di un percorso costituito da obiettivi di natura sempre più sottile da raggiungere.

Nelle diverse tradizioni spirituali, possiamo trovare tale idea rappresentata sotto forma di scala, gradi, gradini, spirali, livelli di coscienza, risalita, ascesi, ecc. E sempre seguendo un percorso lineare, dall’antichità nasce l’idea che una volta raggiunta la vetta ideale e la massima espansione, l’uomo è pronto, preparato, per entrare nel mondo sotterraneo e incontrare i propri “demoni” senza restarne sopraffatto.

La consapevolezza acquisita durante il percorso evolutivo consente di “viaggiare”, col distacco e lo spirito di osservazione necessari, nel mondo della materia e dell’inconscio collettivo, allo scopo di integrare e radicare nel corpo la nuova coscienza per farne un tutt’uno: “come sopra, così sotto”.

E se… si potesse approcciare un percorso evolutivo inglobando fin da subito la consapevolezza del corpo?

I messaggi dati al corpo

 

In molte scuole di pensiero il corpo è considerato il tempio, la casa dove dimora l’essere. Come sarebbe se ogni più piccola cellula del corpo fosse l’essere? E se il corpo fosse dentro di noi invece del contrario?

Ogni più piccola particella del nostro corpo ha una memoria e riceve le informazioni su chi siamo, cosa pensiamo, cosa facciamo: per questo motivo è importante fare attenzione alla qualità dei pensieri che ci accompagnano.

Se, ad esempio, spinti dall’idea di sacralità della propria vita, si cerca di raggiungere un “oltre” negando che anche la materia, e tutto ciò che accade al corpo e su questa terra, è importante per la propria crescita evolutiva, si dà l’informazione al corpo che lo si vuole lasciare andare, che una parte di sé vuole “morire”.

Perdendo di vista che il corpo è una fonte inesauribile di informazioni preziose, che è esso stesso l’essere che si mostra, si corre il rischio di dissociarsi da se stessi, dal proprio corpo, dalla vita, per rincorrere un’illusorietà. E si nutrono così le idee sull’invecchiamento, sui disagi, sulle malattie, che portano il corpo verso la morte.

Come sarebbe se… onorando il corpo,
godendo e gioendo del corpo, accogliendo i suoi bisogni,
riconoscessimo la massima espressione della sacralità?

Inno al sacro

 

Sacralizzare ogni aspetto della propria vita inseguendo un’idea di realizzazione che si trova oltre la vita stessa, significa vivere in uno stato illusorio di sé, del proprio essere.

Se ci si accorge di essere caduti, in qualche modo, in questa trappola, si può iniziare un percorso di rieducazione dei propri pensieri, cominciando a modificare le informazioni date al corpo, per passare da un’esistenza negativa, “desidero morire”, a un’esistenza positiva, “desidero vivere”.

E come sarebbe se non fosse altro che questo? Come sarebbe se l’unica cosa che ci è richiesta fosse essere felici?

Come sarebbe se, usciti dall’idea dei massimi sistemi, fosse tutta qui la realizzazione, la massima espressione della spiritualità, del divino in terra?

Quanto ancora, di noi, è incastrato nelle idee sulla spiritualità che, in vari modi, non si può trovare nel mondo materiale e sta da qualche parte “nei cieli”?

Sei disposto, per favore, a uscire da questa illusione? Sei disposto a uscire dal pensiero che la spiritualità è “alta” e dalle idee solidificate dalla notte dei tempi a proposito della purezza o dell’essere puri per essere consapevoli?

Tutte queste credenze racchiudono miliardi di separazioni: esistenza negativa. Ogni volta che separi, neghi qualcosa. E naturalmente questo è un mio interessante punto di vista.

La scelta consapevole

 

Uscire dall’esistenza negativa, dalle idee di separazione, significa vivere con la consapevolezza che, nel movimento di vita, ogni cosa può essere resa significativa, oppure no, in base alle scelte personali.  Vivere dallo spazio dove ogni possibilità è aperta, permette di fare le proprie scelte in modo libero, seguendo semplicemente ciò che è buono per sé.

La scelta, fatta dallo spazio dove tu sei proprio Tu, porta a vivere la propria esistenza con facilità, gioia e gloria. Quindi, piuttosto che dire che una cosa è bene o male dal punto di vista di ciò che ci è stato insegnato, come sarebbe chiedersi: se scelgo questo, come sarà la mia vita? Si espanderà? Si contrarrà?

E… con questa consapevolezza, come sarebbe approcciare un percorso evolutivo occupandosi di trasformare le informazioni che riceve il corpo e di sciogliere ciò che vi è depositato?

E come sarebbe se, entrando in comunione col proprio corpo, si potessero ricevere le informazioni che necessitano in modo chiaro, non filtrato dalle varie credenze che la mente pone in campo?

Invito alla gioia

 

Quale contributo, con le scelte che facciamo, possiamo essere per noi e per i nostri corpi e quale contributo possono essere i nostri corpi per noi?

Sei disposto a riconoscere che, in quanto essere infinito, sei il creatore della tua realtà e che ogni cosa dipende dalle scelte che fai?

Uscendo dall’idea della linearità, possiamo immaginare che tutto (avvenimenti, emozioni, ecc.) è già servito sul medesimo piatto di portata e sta a noi scegliere quali condimenti o pietanze scegliere e quali eliminare.

E se… il piatto di portata fosse il corpo?

Quale contributo può essere, per la nostra esistenza, entrare sempre più in contatto con la nostra bussola interiore per avere chiarezza su quali sono le cose che veramente ci portano benessere? Quale leggerezza possiamo invitare nella nostra vita se scegliamo questo?

Come sarebbe riconoscere se stessi e il proprio corpo
come un tutt’uno?

 

Come sarebbe fare le proprie scelte da uno spazio di comunione con sé?

E come sarebbe se questo aumentasse sempre più la nostra consapevolezza, di chi siamo, di quale ruolo abbiamo, di quali sono le cose che desideriamo, e la nostra gioia di vivere?

E se dalla gioia interiore sgorgasse tanta gratitudine e abbondanza?

E se questo ci consentisse di creare un futuro sostenibile per noi e per il pianeta? Quale contributo possiamo essere per il pianeta attraverso la nostra facilità, leggerezza, abbondanza?

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