Il cambiamento è continuo. Tu, dove vuoi essere?

Il cambiamento

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Il cambiamento è continuo. 

Tu, dove vuoi essere?

 

Se ci pensi, a ogni istante tutto cambia. Le molecole interagiscono, le energie interagiscono, a creare sempre qualcosa di nuovo.

E allora perché poi le cose sono uguali oppure abbiamo la sensazione che cambino in tempi lunghissimi? Perché è raro che un cambiamento avvenga nell’immediato?

A grandi linee, mi viene da suddividere il movimento in tre macro gruppi di attitudini che solitamente mettiamo in campo.

 

A – Tutto cambia a ogni istante e tu fai in modo di ripristinare l’istante precedente. Ti muovi dalla memoria di ciò che è stato, di ciò che conosci, che anche riguardo al futuro hai già deciso che dovrà essere o potrebbe essere.

B – Sei una farfalla portata ovunque dalla forza del vento. Non sei radicata, ti muovi da una parte all’altra non portando a concretezza ciò che vivi, immagini, pensi, sogni. Nel bailamme che vivi, non sai dove sei tu e ti fai prendere da quello che ti arriva.

C – Impari ad annusare il tuo profumo e a seguirlo. Ti fidi di te e di quello che percepisci e segui il flusso di quello che ti porta a casa, dove tu sei felice.

 

Se così è, cos’è che non permette di vivere nella fluidità di una vita in continua creazione?

In prima battuta mi viene da dire che è la paura del cambiamento, l’idea di andare verso un ipotetico sconosciuto che fa reiterare i comportamenti. E come si può pretendere di creare qualcosa di diverso se ci si continua a muovere dalle definizioni?

Ma quella paura ha un’antica funzione di esistere, è lì a proteggere la nostra vita, è l’antico istinto di sopravvivenza che ci fa entrare in allarme quando incrociamo cose potenzialmente pericolose. E tutto ciò di cui non conosciamo i possibili scenari futuri è considerato tale.

E così il sistema corpo continua a riproporre le stesse cose. Anche dove noi vogliamo cambiare qualcosa, ci manda in allerta. E va bene così, fino a che non ci si accorge che molti di quei meccanismi di paura sono ormai obsoleti e si è pronti per altro.

 

Ma come entrare nell’altro? Come non entrare in reazione?

 

Secondo il mio punto di vista, la sola strada percorribile è cambiare le informazioni nel sistema di base, fare in modo che il segnale che fa scattare l’allerta si sposti sempre più. E qui ha un ruolo importante il lavoro sul corpo per sciogliere la vecchia memoria e fare spazio per le nuove informazioni.

E anche per il secondo gruppo, anche se con modalità diverse, la radice è la medesima. Anche il non essere radicati rappresenta una difesa: questa realtà mi disturba, non so che farmene, sono spaesata ed entro in confusione, è il risultato di memorie traumatiche che fanno reagire.

Per seguire il flusso di ciò che ti porta a casa devi riconoscere la tua forza, il tuo valore oltre ciò che ti è stato insegnato fino a qui. E per farlo è richiesto spazio.

Lo spazio del cambiamento. L’apertura del cuore e il viaggiare con una mente aperta, non fossilizzata sui paradigmi che la vogliono incastrata nel passato, ti permette di lasciare andare ciò che non funziona e di acquisire sempre più fiducia in te e nel tuo Sapere.

Ed è lì, nella fiducia di te, che si incontrano il tuo Sapere e il tuo corpo. In un amalgama continua di vita, di emozioni, di sensazioni, di esperienze, questo incontro ti permette di seguire la tua bussola, ciò che è davvero vero per te.

 

E diventi la maga di te stessa.

 

E a quel punto le cose iniziano a cambiare con maggiore velocità e leggerezza, semplicemente perché

hai smesso di mettere filtri tra la te vera e la te condizionata.

 

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